Il segreto bancario è una questione legale. In altre parole dietro a questo principio si nascondono spesso quei problemi che poi sfociano nella frode a danno dei cittadini anche perchè proprio a causa del segreto bancario, i controlli che eviterebbero il comportamento scorretto, vengono gravemente limitati.
Un esempio su tutti, sebbene se ne possono fare tanti, è quello successo a Unicredit. Stando alla ricostruzione degli inquirenti, Alessandro Profumo, durante la sua opera di amministratore delegato di Unicredit avrebbe creato una frode fiscale da quasi 245 mioni di euro tra il 2007 e il 2008, reato verso il quale gli stesi magistrati hanno parlato di “gravi indizi”. Come se ciò non bastasse anche la politica e gli appoggi del sistema arrivarono a suo tempo, in aiuto dlel’ex manager. In questo giro di volti noti, soprattuto tra loro, con i nomi dei grandi fiscalisti che si occupano di più pratiche e di facoltosi clienti, la Banca d’Italia è sempre più spesso accusata di essere assente o, per lo meno, molto accondiscendente. E questo dovrebbe far riflettere. Perchè? Gli organismi di controllo, proprio per evitare monopoli sospetti, sono spesso più di uno e in questo caso anche la Consob è rea, stando all’opinione pubblica e agli organi di stampa, di aver chiuso un occhio, e forse anche due, su tutto quanto stava accadendo. Anche perchè con cifre del genere si dovrebbe controllare ogni singola voce. C’è però un’anomalia di fondo che spiegherebbe tutto. La Banca Centrale italiana ha una quota del 94% in mano a banche e assicurazioni e pur essendo per definizione un ente pubblico ha di pubblico solo il 5,7%. Un’anomalia? Il sospetto viene. Ma si rafforza soprattuto quando ci si rivolge alle agenzie di rating che ultimamente hanno fatto il bello e il cattivo tempo della finanza internazionale, facendo tremare più di una volta anche le finanze di stato. Ebbene in questo caso, quello appunto delle agenzie di rating, è bene ricordare che gran parte dei finanziamenti da loro ricevuti provengono dalle banche. Quindi è facile pensare che controllati e controllori non solo si sovrappongano, ma spesso anche si identifichino. A tutto danno del correntista. Ovvero dell apopolazione italiana.